26 marzo 2012: auguri Lorenzo, buon anniversario!
Poesia ed Arte diversa per un mondo diverso- Oltre le barriere del pregiudizio, della disabilità e della diversità.
Eccola lì. Guardatela. Nessuno lo avrebbe mai sperato. E invece... piano piano... contro tutti i pronostici la vedo: Vicky è alta! Vicky è in piedi! Rido osservando la creatura nata oggi: Vicky erecta!
20 marzo 2012: dopo 16 anni 4 mesi e 14 giorni di stazione seduta, si può ammirare dall'alto. Si sente altissima, vede tutti in modo diverso. Tutti glielo dicono ma lei è altrove: Leonessa e Nuvola. E' così che si sente, Vicky.
L'amica Elda Lenzi un giorno l'ha intuita e descritta perfettamente coi suoi versi:
Oggi lo spazio che ha colmato è stato quello tra terra e cielo. Com'è alta Vicky... Nell'immensa pace e gioia che c'è nel suo cuore è fuoco, è vulcano, si sente ancora imprigionata. E' la leonessa sull'albero che aspetta la preda, ha fame di tutto, corre, corre, corre... pur stando ferma. Eppure da quella posizione domina tutto e tutti intorno, come una regina sul trono che si guarda attorno.
Eccola farsi cielo... lo sguardo di chi c'è col corpo ma con lo Spirito è già nuvola. Vola Vicky. Insieme al suo cuore, va a casa. Lì può dire a tutti gli Invisibili che hanno procurato gioia al suo corpo, alla sua mente e al suo cuore: "Mi vedete? Ce l'ho fatta! Un'impresa in cui tutti mi scoraggiavano. Anche chi mi ha amato e voleva tenermi ancorata alla terra... come il bambino fa con l'aquilone."
E' in piedi. La testa non gira. Pressione normale. E' semplicemente felice.
Qualcuno le chiederà cosa sia cambiato per lei, visto che non camminerà come prima già non poteva. A quel qualcuno Vicky spiegherà da seduta, occhi negli occhi, con voce pacata, la differenza tra un palloncino e l'aquila.
Poi lo inviterà a dimenticare per un'ora con lei la terra e a provare ad essere nuvola...
Dedicato a Emilia, che mi ha sempre incoraggiato a osare di più. Sempre Vicky!
I – Antiche ali
Le ali non hanno pace senza cielo.
Avete vinto, adesso
che avete insozzato
ogni lettera d’amore,
che avete reso cardi le rose,
e le mani tentacoli orrendi,
e artigli i raggi della Luna,
e una latrina fetida l’Oceano.
E sangue, sangue, sangue
il vostro respiro, l’alito
è una carogna nell’aurora.
Adesso che ne siete fieri
antiche ali mi raccontano
di voi.
II- L’olocausto delle Ombre
L’olocausto delle ombre
racchiuse nel silenzio
infinito come il respiro
brucia come un crogiolo
nel tramonto che bagna
occhi lontani.
Rabbia oltraggio silenzio
unghie smaltate splendenti
non nascondono il pianto
non lo graffiano.
Ventri squartati
da lupi di giaccio
vellutato
gridano a me una colpa
che pago con la mia Vita
contraddetta
dal Cielo dall’inferno,
viva solo nel mio rosario
assurdo e mite.
III- Lamento
Ho sete di sogni.
Le stelle hanno occhi chiari
ma troppo buio ne è palpebra,
persino il pianto è loro negato
Sopra le mie pagine sorrido,
penso a lontane primavere
alle mie spalle,
la luce di stelle dell’Aurora
riflessa sopra lacrime
lontane.
Pace e sete
non troveranno mai
un ruscello comune.
Sulle mie pagine
La Spada e la Rosa furono
la mia immagine
e attendo solo l’ultimo tramonto
ad osservarmi
sognare ciò che in tanti
gettano via nel vento.
IV- Sogno di ieri
Sognai di te, io volevo
raccogliere mimose.
Poi ti vidi, mi dissetai
del tuo pianto.
Allora, raccolsi una pietra,
la più acerba
e te ne feci dono
come si dona un rubino
rosso di sangue
prezioso d’amore.
V- Sogno per domani
Io sognerò ancora,
avrò acqua a placare la mia sete,
ed un tramonto a placare la mia pace.
Tu sognerai ancora
mani leggere ed occhi lucenti,
cieli senza notte
e stelle piangere fresca pioggia.
Noi sogneremo ancora l’alba
nel tramonto che ci allontana
con la notte che loro
hanno inventato.
Mani rudi ed unghie di cristallo,
occhi sereni e rughe stanche
il vivere di un senso ed il senso di vivere
la Madre e l’Uomo
che mai, per nulla,
si dimenticheranno.
Insegneremo a Dio
che quando generò l’Uomo
Lui stesso si fece Madre,
gli insegneremo
a disegnare un Orizzonte nuovo.
Le ali non hanno pace senza Cielo.
“Lettere”, (poesie): paolo Scatragli, 10 Marzo 2012
Disegni: serie “Storia di una Donna”, Paolo Scatragli 2009
Due parole ed una poesia...di Giandiego Marigo
Rifuggo le ricorrenze, sono altresì convinto che moltissima retorica ci sommergerà oggi. Già mi figuro l'inutile profusione di mimose e di frasi fatte. Eppure al di là della montagna di "ovvietà" l'8 marzo ha un senso che si"radica" nella tradizione e nella storia dell'alternativa e dei movimenti...ed è solo per questo e per l'amore ed il profondo rispetto e stima...ed anche perchè io, fondamentalmente, la penso come Hernan Mamani, che profetizza nelle donne la strada della spiritualità a divenire...bhè insomma per tutti questi motivi e mille altri io dedico questo:
Canzone per loro
Parlare di loro
della loro bellezza
Della pienezza o del vuoto profondo
Amarle, se puoi, come puoi
Per quanto poi te lo lascino fare
Sentire dei loro tempi, le esigenze
Il richiamo gentile della calma
Dolce sensazione di lentezza
Ascoltarle nei loro discorsi
quel parlarsi di tutto
quell’aprirsi dell’anima
Come di un fiore che schiude
Ed invidiar di lor fertilità la meraviglia
che si ripete sempiterna
avere in sé la vita
Ricordare e capire del loro parlare
Qell’amarezza antica e quel dolore
Che è tutto loro
che è solo delle donne