lunedì 26 marzo 2012

mercoledì 21 marzo 2012

Leonessa e Nuvola

Eccola lì. Guardatela. Nessuno lo avrebbe mai sperato. E invece... piano piano... contro tutti i pronostici la vedo: Vicky è alta! Vicky è in piedi! Rido osservando la creatura nata oggi: Vicky erecta!

20 marzo 2012: dopo 16 anni 4 mesi e 14 giorni di stazione seduta, si può ammirare dall'alto. Si sente altissima, vede tutti in modo diverso. Tutti glielo dicono ma lei è altrove: Leonessa e Nuvola. E' così che si sente, Vicky.

L'amica Elda Lenzi un giorno l'ha intuita e descritta perfettamente coi suoi versi:

Senza tempo
osservo il tempo
senti la musica dei miei occhi
arpe e tamburi si accordano
suonano assieme il tuono e l’acqua
la musica percorre il mio corpo
mentre ti osservo e fermamente taccio.
Leonessa e nuvola
a volte trattengo le parole
nel gesto della mano sulle labbra.
Prima di parlarti ho bisogno di ascoltarmi.
Nel silenzio e nell’oscurità.
Mentre la pelle del mio volto
inizia ad illuminare
questo piccolo spazio
tra me e te.
(A Vincenza Rutigliano-leonessa e nuvola)
Elda Lenzi@10/03/2012

Oggi lo spazio che ha colmato è stato quello tra terra e cielo. Com'è alta Vicky... Nell'immensa pace e gioia che c'è nel suo cuore è fuoco, è vulcano, si sente ancora imprigionata. E' la leonessa sull'albero che aspetta la preda, ha fame di tutto, corre, corre, corre... pur stando ferma. Eppure da quella posizione domina tutto e tutti intorno, come una regina sul trono che si guarda attorno.

Eccola farsi cielo... lo sguardo di chi c'è col corpo ma con lo Spirito è già nuvola. Vola Vicky. Insieme al suo cuore, va a casa. Lì può dire a tutti gli Invisibili che hanno procurato gioia al suo corpo, alla sua mente e al suo cuore: "Mi vedete? Ce l'ho fatta! Un'impresa in cui tutti mi scoraggiavano. Anche chi mi ha amato e voleva tenermi ancorata alla terra... come il bambino fa con l'aquilone."

E' in piedi. La testa non gira. Pressione normale. E' semplicemente felice.

Qualcuno le chiederà cosa sia cambiato per lei, visto che non camminerà come prima già non poteva. A quel qualcuno Vicky spiegherà da seduta, occhi negli occhi, con voce pacata, la differenza tra un palloncino e l'aquila.
Poi lo inviterà a dimenticare per un'ora con lei la terra e a provare ad essere nuvola...

Dedicato a Emilia, che mi ha sempre incoraggiato a osare di più. Sempre Vicky!

domenica 18 marzo 2012

ED E' IL MIO AMORE


Questo amore infinito
non lascia spazio
riempie tutti i momenti
sono attimi sospesi
senza tempo né luogo
mai persi
che scorrono lenti
lasciando segni sulla pelle.
Perché ti amo
così profondamente
non attendo risposte
sono qui
davanti a me
dentro me
dentro i tuoi occhi
nel  tuo sorriso
la tua gioia
la tua tristezza
sono nella tua bellezza
nella dolcezza che mi avvolge
quando dolcemente ti abbraccio.
Ermie@mar 2012




sabato 10 marzo 2012

“Le Ali non hanno pace senza il Cielo” (5 lettere di un Uomo per una donna- 8 Marzo 2012)

I – Antiche ali

clip_image001Le ali non hanno pace senza cielo.
Avete vinto, adesso
che avete insozzato
ogni lettera d’amore,
che avete reso cardi le rose,
e le mani tentacoli orrendi,
e artigli i raggi della Luna,
e una latrina fetida l’Oceano.
E sangue, sangue, sangue
il vostro respiro, l’alito
è una carogna nell’aurora.
Adesso che ne siete fieri
antiche ali mi raccontano
di voi.

 

II- L’olocausto delle Ombre

clip_image001[5]L’olocausto delle ombre
racchiuse nel silenzio
infinito come il respiro
brucia come un crogiolo
nel tramonto che bagna
occhi lontani.
Rabbia oltraggio silenzio
unghie smaltate splendenti
non nascondono il pianto
non lo graffiano.
Ventri squartati
da lupi di giaccio
vellutato
gridano a me una colpa
che pago con la mia Vita
contraddetta
dal Cielo dall’inferno,
viva solo nel mio rosario
assurdo e mite.

 

III- Lamento

clip_image001[8]Ho sete di sogni.
Le stelle hanno occhi chiari
ma troppo buio ne è palpebra,
persino il pianto è loro negato
Sopra le mie pagine sorrido,
penso a lontane primavere
alle mie spalle,
la luce di stelle dell’Aurora
riflessa sopra lacrime
lontane.
Pace e sete
non troveranno mai
un ruscello comune.
Sulle mie pagine
La Spada e la Rosa furono
la mia immagine
e attendo solo l’ultimo tramonto
ad osservarmi
sognare ciò che in tanti
gettano via nel vento.

 

IV- Sogno di ieri

clip_image001[10]

Sognai di te, io volevo
raccogliere mimose.
Poi ti vidi, mi dissetai
del tuo pianto.
Allora, raccolsi una pietra,
la più acerba
e te ne feci dono
come si dona un rubino
rosso di sangue
prezioso d’amore.

 

 

 

 

 

V- Sogno per domani

clip_image001[12]
Io sognerò ancora,
avrò acqua a placare la mia sete,
ed un tramonto a placare la mia pace.
Tu sognerai ancora
mani leggere ed occhi lucenti,
cieli senza notte
e stelle piangere fresca pioggia.
Noi sogneremo ancora l’alba
nel tramonto che ci allontana
con la notte che loro
hanno inventato.
clip_image002

 

Mani rudi ed unghie di cristallo,
occhi sereni e rughe stanche
il vivere di un senso ed il senso di vivere
la Madre e l’Uomo
che mai, per nulla,
si dimenticheranno.
Insegneremo a Dio
che quando generò l’Uomo
Lui stesso si fece Madre,
gli insegneremo
a disegnare un Orizzonte nuovo.
Le ali non hanno pace senza Cielo.

“Lettere”, (poesie): paolo Scatragli, 10 Marzo 2012
Disegni: serie “Storia di una Donna”, Paolo Scatragli 2009

giovedì 8 marzo 2012

8 marzo-

Due parole ed una poesia...di Giandiego Marigo

Rifuggo le ricorrenze, sono altresì convinto che moltissima retorica ci sommergerà oggi. Già mi figuro l'inutile profusione di mimose e di frasi fatte. Eppure al di là della montagna di "ovvietà" l'8 marzo ha un senso che si"radica" nella tradizione e nella storia dell'alternativa e dei movimenti...ed è solo per questo e per l'amore ed il profondo rispetto e stima...ed anche perchè io, fondamentalmente, la penso come Hernan Mamani, che profetizza nelle donne la strada della spiritualità a divenire...bhè insomma per tutti questi motivi e mille altri io dedico questo:


Canzone per loro

Parlare di loro
della loro bellezza
Della pienezza o del vuoto profondo
Amarle, se puoi, come puoi
Per quanto poi te lo lascino fare
Sentire dei loro tempi, le esigenze
Il richiamo gentile della calma
Dolce sensazione di lentezza
Ascoltarle nei loro discorsi
quel parlarsi di tutto
quell’aprirsi dell’anima
Come di un fiore che schiude
Ed invidiar di lor fertilità la meraviglia
che si ripete sempiterna
avere in sé la vita
Ricordare e capire del loro parlare
Qell’amarezza antica e quel dolore
Che è tutto loro
che è solo delle donne

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