Biografie

 ELDA LENZI  nata in provincia di Arezzo dove vive e lavora. Fin dapiccola, tra le parole dei libri che leggeva, è stata un "viaggiatore immaginario", alla ricerca di un comunicare con le parole, oltre le parole, nella certezza assoluta che la elaborazione del dolore e la sua trasformazione in poesia o in qualsiasi altra forma artistica fossero la sua medicina, la strada da percorrere per arrivare all'Amore.
Nel momento in cui ha scoperto di essere affetta da un disturbo chiamato "Tremore essenziale", che in ceri momenti rende molto difficile sia gestirlo che accettarlo, ha deciso di "ascoltarlo" facendolo "parlare".
Il suo recente libro di poesie "Dal tremore all'Amore" esprime la trasformazione di quel dolore, in "voce" ed "immagine" della propria poesia.....ed ancora, come dice Elda, non ha terminato il suo racconto.
Così ha accettato il "Dono"....come lei usa chiamarlo. Le parole di Elda, sia nelle poesie, che nei racconti, sono precise ed efficaci, ma l'anima di quelle parole, il loro seme è la radice del vivere, dell'emozione, della passione della sacralità che lui mette in ogni gesto della sua vita. Una vita sofferta e emozionale. Se dovessimo rappresentare in una scultura le parole di Elda "L'Estasi di Santa Teresa" di Bernini ne sarebbe l'immagine più efficace e vicina, dove il dolore e l'amore si fondono, racchiudendo il senso e la missione unica della vita intera  in un attimo, in una luce. In una parola .

LORELLA RONCONI  nasce a Grosseto nel 1962. È all’età di due anni che si manifesta la grave malattia genetica che accompagna la sua esistenza: pseudoacondroplasia emersa. Dal 1991 è in carrozzella (a seguito di una riduzione di doppia scoliosi per mezzo di due barre di acciaio, ha subito un’ischemia midollare).Vive parte della sua giornata a letto a causa dei dolori che le sue condizioni le causano: la poesia è la sua fedele compagna. Nel 2001 vince il primo premio al Concorso nazionale di poesia “S. Leonardo Murialdo”, a Roma, con"Je roule", poesia che ottiene anche un premio speciale per l’impegno civile al Concorso “Mattia Preti Presila Catanzarese”. Sempre nel 2001 è prima al Concorso “Ripa Grande” di Roma con la poesia "Nuda".Nel 2002 giunge seconda – nuovamente al concorso “Ripa Grande” – con il componimento "Mio figlio", mentre è terza al concorso “S. Leonardo Murialdo” con la poesia "L’ultimo momento". Nel novembre 2004 è risultata segnalata, a Francavilla Marittima, con un Diploma Speciale alla prima edizione del Concorso Nazionale sull’Amore, “La voce del Cuore”, con la poesia "Stella d’Oriente". Nella stesso periodo ottiene il secondo premio al concorso nazionale biennale: “Omaggio alla città di Roma 2004” con la poesia "Je Roule". Molte sono le sue attività, in gran parte di impegno civile. Da catechista e responsabile di pastorale giovanile, a referente delle commissioni disabilità della Provincia, Comune e ASL di Grosseto. È stata consigliere circoscrizionale, membro fondatore della Fondazione “Il Sole – Onlus” ed è Cavaliere della Repubblica dal 2006.Presiede dal 1998 un’associazione che si occupa di abbattimento di barriere architettoniche e culturali e coordina l’attività dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico del Comune di Grosseto per lo sportello disabilità.E’ membro della Consulta per il volontariato della ASL9 di Grosseto e rappresentante al tavolo Disabilità del Forum Provinciale e nella commissione Comunale A.B.A.
(nota biografica tratta dal sito ufficiale www.lorellaronconi.it )

ERMANNA RAGONESE  vive e lavora ad Arezzo. Nel suo caso possiamo parlare di "colpo di fulmine" artistico, nel senso più vero della parola. Negli ultimi anni, grazie anche all'ambiente di lavoro comune, nasce l'amici zia con Elda Lenzi, amicizia che la porterà un giorno ad aprire una porta mai aperta fino ad allora: quella della poesia. Ermanna scrive le prime poesie per un impulso istintivo e colto, e sviluppa molto rapidamente un linguaggio forte, intenso, di una fantasia crepuscolare e stoica. Il sentimento, il pathos, le vicissitudini dell'anima, scosse decisamente dalla condivisione del lavoro per l'edizione del libro di Elda principalmente, esplodono in maniera consona e nello stesso tempo opposta alla visione di Elda. Le sue parole sono gelo e terra rossa bruciata dal sole; Ermanna non è donna da mezzi termini, ha un carattere intenso e con i piedi ben piantati per terra, e i suoi viaggi nell'anima evocano viaggi di un guerriero forte e malinconico, più che di un volo di farfalla. Di fatto lei non vive la disabilità fisica, ne condivide la carezza terribile, il "dono" dell'amica Elda, ma non si chiude nel bozzolo. Il suo è solo un cielo visto con altri occhi, dall'altra parte delle nuvole. Ermanna scopre la sua "arma" e si entusiasma di qualcosa che da sempre era parte di lei ad aspettare insospettabile il suo momento, ma non si crogiola narcisisticamente sui primi risultati, già freschi e potenti: la affina, la perfeziona, si sottopone ad una disciplina interiore ferma e necessaria per dare alla sua "arma" il massimo del suo potenziale, senza tuttavia mai piegare la sua luce, il suo cuore e il suo pensiero a sterilità tecnicistiche ed esteriori. Chi scrive ha avuto la fortuna di divenirne amico poco dopo Elda, ed ha visto nascere giorno per giorno questa crisalide fino a divenire quello che possiamo vedere, ed è una delle più belle esperienze che io abbia avuto nella mia vita: come scrittore, come mestierante dell'arte e soprattutto come amico e come uomo. (P.S.)


GIANDIEGO MARIGO
Comincio a presentare Giandiego con le parole che egli, su mia richiesta, dice di se stesso:"Descrivere me stesso non mi piace, mi sembra troppo spesso di sbagliare le misure e di narrare partiirrilevanti lasciandone perdere altre che invece potrebbero avere importanza. Come descrivere sé stessi se scrivi ed ancor peggio se scrivi poesie...io mi salvo fortunatamente perchè faccio anche Fantasy, quindi non mi picco d'essere un vate, anche se ho di me sufficiente opinione per riutenermi una buona penna. Vanagloria per uno che a 56 anni non abbia ancora pubblicato nulla, supponenza, non so e nemmeno me lo chiedo, ho capito molto tardi che stavo sprecando un dono, ho dovuto soffrire per arrivare a pensare me stesso come uno che potesse essere letto.Ho frequentato gli anni del post sessantotto, scuola di vita e di strada, ne sono orgoglioso, sono statianni bellissimi e mi hanno molto divertito, ho avuto il modo e la fortuna in quegli anni di frequentare e di vivere magnifiche esperienze, si comprenderà che io li abbia vissuti in modo turbolento, fra l'altro ho lavorato come funzionario del circolo “La Comune” di Milano, ho occupato “fisicamente” i primi giorni del Leoncavallo...ho avuto la fortuna di vivere l'occupazione di Santa Marta, ho visto la cultura altra ed alta quando c'era, l'ho fatta, ho lavorato con il rock...parteciapando all'organizzazione dell'ultimo Parco Lambro...sono stato organizzatore dei primi concerti Milanesi dopo il grande silenzio degli anni di piombo. Mi sono persino normalizzato e ho co-generato eredi, lavorando normalmente ed aprendo un'azienda artigiana, che però ho anche chiuso, di corsa e con debiti...e sempre lo scrivere era lì...di lato, si accontentava del descrivere e del parlare. Poi gli anni bui dopo la chiusura dell'azienda, che ancora durano, l'invalidità (80%) a causa di un'infarto...la precarietà, la disoccupazione, colpito in pieno dalla crisi, addirittura prima che gli altri ne avessero sentore. L'accorgersi di come la vita scivolasse facendoti ogni giorno un poco uscire...spingendoti ai margini, piano piano ma inesorabilmente, certamente parte di questo dolore si rispecchia nel mio modo di scrivere. Quindi io non sono un professore, non sono un docente, non sono nemmeno laureato eppure mi arrogo di scrivere poesie.A questo punto temo che vi sarà passata la voglia di leggermi, vedete che avevo ragione è difficile parlare di sé stessi ed io vorrei che per me lo facessero le mie poesie, ed il mio lavoro leggetele e capirete certamente da soli chi io sia.Vi lascio il mio indirizzoGiandiego Marigo- Via Mauri, 25/a– 26845 Codogno (Lo)"
....e fino qui sembra abbia detto tutto. Quello che Giandiego non dice è riguardo al senso della sua poetica: qualcosa che non direbbe mai (e che forse non potrebbe neppure volendo).Giandiego Marigo è un orafo del verbo, un cesellatore fine delle parole e delle emozioni; usa la penna con la consapevolezza della potenza sconvolgente che la penna può avere, ma non ne abusa mai. E'un uomo che ha sofferto e vissuto quanto basta per capire che l'equilibrio ed il rispetto sono essenziali nel condurre la Vita per mano, e in questo equilibrio basa ogni suo gesto, ogni sua sillaba. Profondo e ironico, dagli ideali di ferro, cordiale nella parola ma distante anni luce da ogni compromesso di convenienza, nemico giurato di ogni forma di fanatismo fisico ideologico, emotivo o morale, Diego trasmette emozioni che non bruciano nell'immediato ma restano nel profondo, lievitano, germogliano, hanno bisogno di essere nutrite ed hanno bisogno delle loro stagioni per crescere nel nostro terreno e accarezzare l'animo e la coscienza. Ogni sua immagine, ogni sua parola, sia che si tratti di poesie trasognate o di racconti fantasy o di mordenti articoli di accusa all'ingiustizia della nostra società pseudo-democratica, (anche nella lotta contro il razzismo, che condivido con lui), non si trova mai lì per caso ma è calcolata con alchimia, per lui istintiva, per cui può essere quella e soltanto quella. La caratteristica di Giandiego è che in ogni suo scritto lascia spesso una domanda in sospeso: getta una pietra nell'acqua aspettando che i circoli si allarghino, rimbalzino, ci lascia con un dubbio che ha in sé rinchiusa la sua risposta, aperta alla libertà individuale e aperta di conseguenza all'uso che ciascun individuo può farne, e mille domande ancora sul domani a quella risposta legate.
  (P.S.)

PAOLO SCATRAGLI

Autore del blog






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