Non laverò via quel sangue.
Lo voglio sulle vostre dita,
sui vostri sensi,
confondervi l’odore, e i vostri occhi
annebbiati di rosso sconcerto ,
la vostra mente ad annusare
come un cane,
le gambe che vacillano, e le mani
a cercare inutilmente
qualcosa da stringere forte.
Voi, suoi compagni.
Come una rondine volò dal ponte,Lascerò la tua Rosa sull’asfalto
come la pietra nel fiume
piombò pesante nella strada,
le braccia, distese come ali
non servirono:
troppo cemento attaccato
rese pesanti le sue mani
e l’Angelo era distratto
su un giornale
che parlava di Angeli Narcisi.
Solo la morte, paziente e rapida
lo attese.
passero senza piume
stella senza luce, stella opaca,
poserò la tua cazzuola come una Croce
sull’altare del Vivere.
Pane e miseria, rabbia e sale,
sudore e sogni pregati all’Angelo
che addormentato si stese
sulle tue mani ruvide,
quel mattino,
come fossero un cuscino
di rossa, amara
seta.
Paolo Scatragli, 20 Settembre 2011
Buonasera.
RispondiEliminaQuesta poesia è un presagio. Di fatto la scrissi molto sentita per un episodio letto sul giornale.
A distanza di un anno, è stata coinvolta una persona a me carissima in una cosa simile.
Adesso so che devo cambiarne la dedica.
A Salvatore C.
Che Dio ti abbracci amico caro.