domenica 21 agosto 2011

ALTALENA


Circondata da un bosco di betulle, legata al ramo più grosso della secolare quercia, viveva la vecchia Altalena.
Ne aveva viste di stagioni passarle addosso, tra canti, risa, urla di garruli piccini lieti di dondolarsi sulla sua asse di legno levigato.
Era nata per caso, molto tempo fa, per la gioia di un bambino che viveva nella casa a poche decine di metri dalla quercia secolare che la sosteneva.
Lo aveva coccolato subito, con amore, dondolando con lui attenta a non farlo cadere.
Eh ... che tempi erano quelli.
Oggi si tiene ancora ben salda al ramo della quercia, unica amica rimastale.

L'altro giorno, come ormai ogni anno di questi tempi, è arrivato Inverno.
Questa volta, però, non è stato loquace come le altre anzi, sembrava nervoso, lontano con i pensieri.
Ha salutato altalena con un freddo "Ciao" e si è diretto al suo posto di comando.
Le altre volte Altalena e Inverno facevano conversazione, lui le raccontava le suo imprese in giro per il mondo e Altalena lo ascoltava estasiata; lei che non aveva visto altro che una parte del bosco di betulle, la casa che aveva davanti e qualche pezzo di cielo.
Era simpatico Inverno, un pò burbero ma simpatico.

Quell'anno, invece, Inverno portò il freddo come Altalena non aveva mai sentito nella sua vita. Inverno comandava Vento e Pioggia con gesti nervosi ed urla ... Inverno non aveva mai urlato fino ad oggi ...
Altalena divenne triste. Si sentiva abbandonata da uno dei suoi più cari amici.
Autunno l'aveva appena lasciata dimenticando qualche foglia di betulla sulla sua asse di legno, Estate era passata velocemente, con la frenesia che la contraddistingueva.
Primavera le aveva lasciato il profumo della terra nuova, dei fiori appena nati e la sua dolcezza.
Ed ora Inverno rimaneva in disparte, l'aveva abbandonata.

Una mattina Altalena si svegliò intirizzita. Le corde che la tenevano appesa alla quercia erano ricoperte di ghiaccio ed ogni soffio di vento la faceva urlare di dolore. La sua asse di legno era diventata pesante sotto il peso del ghiaccio. Si sentiva stanca, oppressa dal gelo, ferita da mille aghi che la penetravano strappandole urla disumane.
Ebbe la forza di gridare: "Inverno !", "Inverno, aiuto".
Inverno sentì dall'altra parte del bosco e si diresse verso la quercia secolare.
La scena che videro i suoi occhi gli procurò un tuffo al cuore.
Lui amava Altalena ma quell'anno, gli avevano ordinato di non avere amore e pietà per nessuno.
Si commosse ricordando le giornate felici passate con Altalena e chiamò Vento.
"Vento!" esclamò, "Corri alla casa e prendi un tizzone infuocato dalla stufa! Svelto!"
Vento volò, incredulo, verso la casa abitata ormai da due vecchi soli.
Entrò con veemenza, spalancando una finestra, creò un piccolo turbine e prese un tizzone ardente dalla stufa a legna.
Corse verso Inverno che era vicino ad Altalena ma, nell'impeto della corsa, un pezzo di tizzone infuocato si staccò andando a cadere tra le betulle.

Vento arrivo davanti ad Inverno.
"Presto Vento, metti il tizzone sotto al sedile di Altalena, deve scaldarsi o morirà di freddo!"
Vento eseguì.
Altalena cominciava a sentire sollievo, pian piano ... D'un tratto Vento urlò: "Inverno, sta bruciando il bosco!".
Inverno si voltò ... il bosco era preda di fiamme altissime e si avvicinavano velocemente.
Pensando ad Altalena, bloccata al suo ramo, urlò a Vento di disperdere il fuoco e Vento obbedì.
Il fuoco, però, lo affrontò deciso ed invece di disperdersi, si infiammò ancora di più.
Inverno, disperato, chiamò Pioggia ma lei era troppo lontana e non sentì.
Allora chiamò Gelo e lui accorse.
"Gelo, blocca il fuoco!"
Gelo creò una cortina spessa di ghiaccio intorno al prato di Altalena ma il fuoco era più forte e sciolse il ghiaccio, arrivando a lambire i rami della quercia secolare.
Inverno si coprì gli occhi davanti all'accecante bagliore del fuoco che aggrediva la quercia.

Le urla di Altalena si mischiavano a quelle delle piante del bosco e della quercia straziata dalle impietose linque di fuoco.
Inverno portò le mani alle orecchie per non sentire le urla, impotente di fronte alla veemenza del fuoco assassino.
Poi, dopo un tempo infinito, tutto tacque.
Inverno aprì gli occhi ...
Davanti a lui non c'era che terra bruciata, fango e cenere ancora fumante.
Volse lo sguardo al punto dove prima sorgeva la quercia secolare e calde lacrime sgorgarono dai suoi occhi cadendo tra la cenere, sopra ad un pezzo annerito dell'asse di legno di Altalena ... tutto quello che ne rimaneva.
Si voltò, con il petto scosso dal pianto, dirigendosi verso il suo trono, maledicendo il suo essere ed il suo cuore.

... l'anno dopo Inverno tornò.

Si diresse nello spiazzo dove aveva perduto Altalena e s'inginocchiò piangendo.
"Amica mia, ora che ti ho persa ho scoperto che ti amavo. Ho vissuto quest'anno nel tuo ricordo costante e doloroso. Non ho smeso un attimo di pensarti, maledicendo la mia essenza colpevole di aver causato la tua morte.
Non posso rimediare, non posso più averti ma ti chiedo di perdonarmi."

D'un tratto, tra le lacrime, un piccolo bagliore lo colpì.

Si asciugò gli occhi e osservò quel piccolo stelo che sollevava piano la sua foglia.
Lo guardava, sorridendo, spuntando da ... sopra il pezzo d'asse annerito dal fuoco di quella che era stata Altalena ...

Inverno si alzò, volse lo sguardo al cielo e con la mano sul suo cuore impazzito di gioia esclamò:
"Grazie, Amore".

1 commento:

  1. Meravigliosa! Parole ed emozioni che trasportano...che fanno volare...vibrare in alto.
    Grazie! Lorella

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