mercoledì 17 agosto 2011

A Mina Welby, a mia madre.


Il suono della sveglia si mescola con le ultime immagini del suo sogno. Un sorriso le increspa le labbra mentre con la mano interrompe quel trillo. Istintivamente, con lo stesso sorriso, si gira sul fianco dalla parte in cui dorme il suo uomo ed allunga la mano per accarezzarlo. Il freddo delle lenzuola le fa aprire gli occhi di scatto e con lo stesso scatto scende dal letto. Le labbra non sorridono più. Avvolta dalla sciarpa multicolore del loro ultimo Natale, si avvia alla fermata dell’autobus. Ogni corpo che sfiora il suo, in quel tragitto quotidiano, non è che un intralcio ai suoi pensieri, ai suoi ricordi.

Il corridoio dell’ospedale è già pieno di gente. C’è chi la saluta con un sorriso, al quale non nega mai il suo contraccambio. Non costa nulla un sorriso, si ripete ogni volta, mentre il nodo che le stringe la gola diventa più forte, più duro.

Entra nella sua seconda casa, come ha iniziato a chiamare quella stanza, negli ultimi anni.

Lo bacia sulla fronte come ogni giorno. E gli parla.

Ha da raccontargli tante cose che ha visto, nelle ore passate dal saluto del giorno prima. Una bimba che le ha sorriso nell’autobus, le mele autunnali che ha comprato la sera prima, il gatto che le si è addormentato in braccio.

Parla, parla, finché non ne può più di sentire solo la sua voce. Vorrebbe solo piangere. Ma non lo farà e non lo ha mai fatto. Non davanti a lui.

Gli siede accanto e, stringendo la sua mano, racconta la trama di quel film bellissimo, che lui ama tanto. E mentre racconta, la sua voce interiore le ripete, anche stavolta, “non illuderti, non ti risponderà”.

I lampioni del parcheggio si sono illuminati. Da quel segno lei sa che è arrivato il momento di andare. Non c’è bisogno di guardare orologi. Non per lei. Non lì dentro. C’è un orologio nella sua mente che scandisce gli istanti automaticamente.

Mentre quello del cuore si è fermato da tempo.

Con quello che ancora ticchetta, dentro il corpo del suo silenzioso amore.

A Mina Welby, a mia madre.


(Cara Mina, ho volutamente scelto una foto con il tuo sorriso. La tua forza ed il tuo amore parlano

più delle mie parole.)

Elda Lenzi 8/3/2011

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